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titolo 2016-06-20 - Papa Francesco: la misericordia è questione di libertà

Papa Francesco: la misericordia è una questione di libertà [1].

In occasione del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi (1-3 giugno), il Santo Padre Francesco ha predicato il ritiro per i sacerdoti (scarica qui l'ebook gratuito) raccolti nelle Basiliche Papali di Roma.

Sono considerazioni che valgono per tutti i cristiani, in realtà: sia in quanto il cristiano è discepolo e apostolo di Cristo, sia in virtù del fatto che ogni battezzato diventa, in virtù della grazia e dell’efficacia del Sacramento, sacerdote, profeta e re.

Il Papa ha tenuto le sue meditazioni a turno rispettivamente nella Basilica di San Giovanni in Laterano (alle ore 10), di Santa Maria Maggiore (alle ore 12) e di San Paolo Fuori le Mura (alle ore 16). I sacerdoti e seminaristi raccolti nelle altre Basiliche seguivano il Papa grazie al collegamento operato dal Centro Televisivo Vaticano.

In queste meditazioni – che si ispirano anche agli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola -  Papa Francesco rivela in modo particolare ed intimo  il suo cuore di pastore, invitando i confratelli nel Sacerdozio a mettere la Misericordia al centro della loro missione, della loro vocazione e della pastorale: “Quando meditiamo sulla misericordia accade qualcosa di speciale – ha detto il Papa nella prima meditazione. La dinamica degli Esercizi Spirituali si potenzia dall’interno. La misericordia fa vedere che le vie oggettive della mistica classica – purgativa, illuminativa e unitiva – non sono mai fasi successive, che si possano lasciare alle spalle. Abbiamo sempre bisogno di nuova conversione, di maggiore contemplazione e di un rinnovato amore. Queste tre fasi si intrecciano e ritornano. Niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia – e questa non è una esagerazione: niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia – sia che si tratti della misericordia con la quale il Signore ci perdona i nostri peccati, sia che si tratti della grazia che ci dà per praticare le opere di misericordia in suo nome”. [2]

Il Papa quindi propone 3 suggerimenti per le meditazione della giornata di ritiro dei Sacerdoti.

Il primo è l’invito a meditare su questa indicazione di S. Ignazio: «Non è il molto sapere che riempie e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose di Dio interiormente» (Esercizi Spirituali, 2).

Il secondo entra proprio nel vivo del sentire del Papa in quanto Sacerdote ed è questo: “Non si può meditare sulla misericordia senza che tutto si metta in azione. Pertanto, nella preghiera, non fa bene intellettualizzare. Rapidamente, con l’aiuto della Grazia, il nostro dialogo con il Signore deve concretizzarsi su quale mio peccato richieda che si posi in me la Tua misericordia, Signore, dove sento più vergogna e più desidero riparare; e rapidamente dobbiamo parlare di quello che più ci commuove, di quei volti che ci portano a desiderare intensamente di darci da fare per rimediare alla loro fame e sete di Dio, di giustizia e tenerezza…”. Qui il Santo Padre forza la lingua italiana adottando una parola tratta dalla lingua spagnola :“misericordiar”, dobbiamo dare misericordia, “misericordiar”, per essere “misericordiati”.

Infine, il terzo suggerimento della meditazione è quello di chiedere al Signore la grazia di diventare Sacerdoti sempre più capaci di dare misericordia: “Attraverso gli scalini della misericordia (cfr Enc. Laudato si’, 77 [3]) possiamo scendere fino al punto più basso della condizione umana – fragilità e peccato inclusi – e ascendere fino al punto più alto della perfezione divina: «Siate misericordiosi (perfetti) come è misericordioso il Padre vostro». Seguono quindi le tre meditazioni: dalla distanza alla festa, dal peccato al ritorno al Padre passando attraverso la nostalgia di Dio: “Ognuno di noi ha il suo segreto di miseria dentro… Bisogna chiedere la grazia di trovarlo” – ha detto il Papa. E qui, commentando  introduce un concetto cruciale, a mio parere, per comprendere il suo modo di essere uomo e ministro di Dio, quello della “vergognata dignità”. Ecco le sue parole: “Soffermiamoci su quella “vergognata dignità” di questo figlio prodigo e prediletto. Se ci sforziamo, serenamente, di mantenere il cuore tra questi due estremi – la dignità e la vergogna – senza tralasciare nessuno di essi, forse possiamo percepire come batte il cuore di nostro Padre. Era un cuore che batteva di ansia, quando tutti i giorni saliva sul terrazzo a guardare. Cosa guardava? Se il figlio tornasse… Ma in questo punto, in questo posto dove ci sono dignità e vergogna, possiamo percepire come batte il cuore di nostro Padre. Possiamo immaginare che la misericordia ne sgorga come sangue. Che Egli esce a cercarci – noi peccatori –, che ci attira a sé, ci purifica e ci lancia nuovamente, rinnovati, verso tutte le periferie, a portare misericordia a tuttiE’ l’unico nostro tesoro, l’unica cosa che abbiamo da offrire al mondo: il sangue che purifica e pacifica tutto e tutti. Il sangue del Signore che perdona i peccati…”. Citando Sant’Ignazio poi precisa: “…l’importante è che ciascuno si ponga nella tensione feconda in cui la misericordia del Signore ci colloca: non solamente di peccatori perdonati, ma di peccatori a cui è conferita dignità. Il Signore non solamente ci pulisce, ma ci incorona, ci dà dignitàDobbiamo situarci qui, nello spazio in cui convivono la nostra miseria più vergognosa e la nostra dignità più alta… Solo la misericordia rende sopportabile quella posizione. Senza di essa o ci crediamo giusti come i farisei o ci allontaniamo come quelli che non si sentono degni. In entrambi i casi ci si indurisce il cuore”.

La meditazione di Papa Francesco tocca il suo vertice quando afferma: “Approfondiamo un po’ di più. Ci domandiamo: Perché è così feconda questa tensione fra miseria e dignità, fra distanza e festa? Direi che è feconda perché mantenerla nasce da una decisione libera. E il Signore agisce principalmente sulla nostra libertà, benché ci aiuti in ogni cosa. La misericordia è questione di libertà”. Fino a che non si sperimenta fino in fondo la propria miseria morale, e non ci si pente amaramente dei propri peccati, non si può comprendere cosa sia la misericordia di Dio né farne esperienza.

“La misericordia si accetta e si coltiva, o si rifiuta liberamente. Se uno si lascia prendere, un gesto tira l’altro. Se uno passa oltre, il cuore si raffredda. La misericordia ci fa sperimentare la nostra libertà ed è lì dove possiamo sperimentare la libertà di Dio, che è misericordioso con chi è misericordioso (cfr Dt 5,10), come disse a Mosè. Nella sua misericordia il Signore esprime la sua libertà. E noi la nostra.”

Il Cuore di Cristo, che si lascia coinvolgere dalla nostra vita ed entra in contatto con il nostro peccato, è la misericordia stessa di Dio. Infatti, anche l’Omelia della festa del Sacro Cuore di venerdì 3 Giugno fa parte del ritiro per i Sacerdoti  predicato dal Santo Padre. “Il Cuore del Buon Pastore non è soltanto il Cuore che ha misericordia di noi, ma è la misericordia stessa. Lì risplende l’amore del Padre; lì mi sento sicuro di essere accolto e compreso come sono”. E queste sono le tre azioni della misericordia che le letture del giorno suggeriscono: cercare, includere, gioire.

 


[1] Pg. 25 Ebook gratuito “Esercizi spirituali”.

[2] Pg. 9-10 Ebook gratuito “Esercizi spirituali”.

[3] pgg 63-64 Ebook gratuito “Laudato sii”.

 

di Stefania Venturino

 

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