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titolo 2019-01-29 - Papa Francesco a Panama: “Voi, cari giovani, non siete il futuro ma l’adesso di Dio”.

Nell’incontrare i giovani a Panama, per la XXXIV giornata mondiale della gioventù (23-28 Gennaio 2019), il Santo Padre Francesco ha predicato con il suo stile peculiare, fatto di preghiera, parole e gesti. Chi non ha potuto seguire i vari incontri e tappe, potrà recuperare l’intero programma, le omelie e i discorsi sul sito della Santa Sede, nella apposita pagina dedicata.

Una frase del Papa è particolarmente rimbalzata sui giornali e sui social, quando Francesco ha detto, nell’omelia della Santa Messa conclusiva,  che essere giovani non significa essere come in una “sala di attesa, per chi aspetta il turno della propria ora”… “e in questo ‘frattanto’ i vostri sogni perdono quota, cominciano ad addormentarsi e diventano ‘illusioni’ rasoterra, piccole e tristi , solo perché consideriamo o considerate che non è ancora il vostro adesso; che siete troppo giovani per coinvolgervi nel sognare e costruire il domani”. “Voi, cari giovani, non siete il futuro ma l'adesso di Dio".

Una vera e propria chiamata ad essere protagonisti della storia, perché Dio è concreto, l’amore è concreto, e chiede a ciascuno di noi di fare la propria parte, qui ed ora, fin da giovani.

Un richiamo, quello di Papa Francesco, che proprio oggi, nella Seconda Lettura della Liturgia delle Ore (Vol. III, III Settimana T.O. Ufficio delle Letture,  pag. 103 dell’ebook) trova una straordinaria sponda nella predicazione di San Basilio il Grande, Vescovo, tratta dalle “Regole più ampie” (Risp. 2, 2-4; PG 31, 914-915):

Cosa daremo in cambio al Signore per tutto quello che ci dà? Ogni uomo, e i giovani in particolare, hanno necessità di trovare innanzitutto le motivazioni per cui vivere, agire, impegnarsi, superare difficoltà e fatiche. Tanto più ci interrogheremo su Dio e capiremo “tutto quello che Dio ci da”, tanto più comprenderemo la bellezza, la grandezza e la responsabilità di  “essere l’adesso di Dio”, e la preziosità del tempo che Dio ci dona. San Basilio parte da una domanda: “Quale lingua potrebbe mettere nel dovuto risalto i doni di Dio?”. Inizia a riflettere e si rende conto che è impossibile trovare parole adeguate: “Il loro numero infatti è così grande da sfuggire a qualunque elenco. La loro grandezza, poi, è tale e tanta, che già uno solo di essi dovrebbe stimolarci a ringraziarne senza fine il donatore”.

Ma c’è un dono che non si potrebbe in alcun modo passare sotto silenzio,  quello di essere stati creati da Dio a Sua immagine e somiglianza. Partendo da questo “insigne beneficio divino” di cui l’uomo e la donna sono favoriti, San Basilio il Grande ripercorre in poche righe ispirate la storia della salvezza e conclude: “ (Il Signore) Non si contentò di richiamarci dalla morte alla vita, ma anzi ci rese anche partecipi della sua stessa divinità e ci tiene preparata una gloria eterna che supera in grandezza qualunque valutazione umana”… Quando penso a tutto ciò, rimango come terrorizzato e sbigottito per timore che, a causa della mia leggerezza d'animo o di preoccupazioni da nulla, mi affievolisca nell'amore di Dio”. E’ pensando a tutto ciò che il Signore ci dà che i giovani potranno decidersi di essere l’adesso di Dio.

 

di Stefania Venturino

 

 

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Qui il testo integrale della Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture III Sett T.O. (Vol III Liturgia delle Ore e-book, pagg. 103-104).

Dalle «Regole più ampie» di San Basilio il Grande, vescovo

(Risp. 2, 2-4; PG 31, 914-915)

Cosa daremo in cambio al Signore per tutto quello che ci dà?

Quale lingua potrebbe mettere nel dovuto risalto i doni di Dio? Il loro numero infatti è così grande da sfuggire a qualunque elenco. La loro grandezza, poi, è tale e tanta, che già uno solo di essi dovrebbe stimolarci a ringraziarne senza fine il donatore.

    Ma c'è un favore che, pur volendolo, non potremmo in nessun modo passare sotto silenzio. Non potrebbe infatti essere ammissibile che una persona qualsiasi, fornita di mente sana e capace di riflessione, non facesse parola alcuna, sia pure molto al di sotto del dovere, dell'insigne beneficio divino, che stiamo per ricordare.

    Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Lo fornì di intelligenza e di ragione a differenza di tutti gli altri viventi della terra. Gli diede la facoltà di deliziarsi della stupenda bellezza del paradiso terrestre. E finalmente lo costituì sovrano di tutte le cose del mondo. Dopo l'inganno del serpente, la caduta nel peccato e, per il peccato, nella morte e nelle tribolazioni, non abbandonò la creatura al suo destino. Le diede invece in aiuto la legge, a protezione e custodia gli angeli e inviò i profeti per correggere i vizi e insegnare la virtù. Con minacce di castighi represse ed estirpò l'irruenza del male. Stimolò con le promesse l'alacrità dei buoni. Non di rado mostrò in anticipo, in questa o quella persona, la sorte finale della vita buona o cattiva. Non si disinteressò dell'uomo anche quando questo continuò ostinatamente nella sua disobbedienza. No, nella sua bontà il Signore non ci ha abbandonato nemmeno a causa della stoltezza e insolenza da noi mostrate nel disprezzare gli onori che egli ci aveva offerto e nel calpestare il suo amore di benefattore. Anzi ci ha richiamati dalla morte e restituiti a nuova vita mediante il Signore nostro Gesù Cristo.

    A questo punto, anche il modo con cui il beneficio è stato fatto suscita ancora maggiore ammirazione: «Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2, 6-7). Inoltre si caricò delle nostre sofferenze e si addossò i nostri dolori, per noi fu colpito perché per le sue piaghe noi fossimo risanati (cfr. Is 53, 4-5) e ancora ci ha riscattati dalla maledizione, divenendo egli stesso per amor nostro maledizione (cfr. Gal 3, 13), e andò incontro ad una morte oltremodo ignominiosa per ricondurre noi ad una vita gloriosa.

    Non si contentò di richiamarci dalla morte alla vita, ma anzi ci rese anche partecipi della sua stessa divinità e ci tiene preparata una gloria eterna che supera in grandezza qualunque valutazione umana.

    Che cosa dunque potremo rendere al Signore per tutto quello che ci ha dato? (cfr. Sal 115, 12). Egli è tanto buono da non esigere nemmeno il contraccambio: si contenta invece che lo ricambiamo col nostro amore.

    Quando penso a tutto ciò, rimango come terrorizzato e sbigottito per timore che, a causa della mia leggerezza d'animo o di preoccupazioni da nulla, mi affievolisca nell'amore di Dio e diventi perfino motivo di vergogna e disdoro per Cristo.

 

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