Cosa è la verità? - E' la domanda di senso per eccellenza, quella che determina il raggiungimento della pienezza, o meno, della vita di una persona.
Essere convinti di qualcosa non coincide di per sè con l'essere nella verità e nel giusto. Non basta provare sentimenti e passioni anche forti per essere certi che sia un nostro diritto realizzare ciò che desideriamo. E' necessario vagliare le proprie idee e sentimenti cercando il confronto con criteri oggettivi di conoscenza, di competenza, di esperienza di altri, per esempio la legge e la morale naturale, il diritto giuridico, i valori morali e civili, i valori religiosi e spirituali. Tutti aspetti che il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa affrontano in modo critico ed approfondito, dando strumenti preziosi di discernimento per la vita personale e comunitaria.
Possiamo comprendere noi stessi e la realtà che ci circonda senza cercare la verità? Quali scelte personali e realmente responsabili possiamo fare se non cerchiamo un confronto con la verità?
La ricerca della verità è un cammino che dura tutta la vita e che presuppone innanzitutto una cosa: avere "sete", una sete tenace che non si accontenta di facili e consolatorie risposte, di soddisfazioni immediatamente efficaci eppure inadeguate alla vera grandezza e dignità della persona umana.
Papa Francesco, nell'Angelus di domenica 25 Gennaio, ha parlato della "sete" di Dio e ha detto : "Dio, facendosi uomo, ha fatto propria la nostra sete, non solo dell’acqua materiale, ma soprattutto la sete di una vita piena, di una vita libera dalla schiavitù del male e della morte. Nello stesso tempo, con la sua incarnazione Dio ha posto la sua sete – perché anche Dio ha sete - nel cuore di un uomo: Gesù di Nazaret. Dio ha sete di noi, dei nostri cuori, del nostro amore, e ha messo questa sete nel cuore di Gesù. Dunque, nel cuore di Cristo si incontrano la sete umana e la sete divina".
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, al Capitolo Terzo parla de LA PERSONA UMANA E I SUOI DIRITTI, e al n. 135, 136 e 137 parla della libertà della persona e del valore e limiti della libertà. Subito dopo indica che esiste un vincolo della libertà con la verità e la legge naturale:
138. Nell'esercizio della libertà, l'uomo compie atti moralmente buoni, costruttivi della sua persona e della società, quando obbedisce alla verità, ossia quando non pretende di essere creatore e padrone assoluto dei quest'ultima e delle norme etiche (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 1749-1756). La libertà, infatti, "non ha il suo punto di partenza assoluto e incondizionato in se stessa, ma nell'esigenza dentro cui si trova e che rappresenta per essa, nello stesso tempo, un limite e una possibilità. E' la libertà di una creatura, ossia una libertà donata, da accogliere con un germe e da far maturare con responsabilità" (cfr. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 86). In caso contrario, muore come libertà, distrugge l'uomo e la società. (crf. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 44). 140. L'esercizio della libertà implica il riferimento ad una legge morale naturale, di carattere universale, che precede ed accomuna tutti i diritti e i doveri (cfr. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor 50). ....Questa legge si chiama naturale perchè la ragione che la promulga è propria della natura umana.... 141. Nella diversità delle culture, la legge naturale lega gli uomini tra loro, imponendo dei principi comuni. ... 142. La legge naturale, che è legge di Dio, non può essere cancellata dalla malvagità umana (cfr. Sant'Agostino, Confessiones 2, 4). Essa pone il fondamento morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini e per elaborare la legge civile, che trae le conseguenze di natura concreta e contingente dai principi della legge naturale. Se si oscura la percezione dell'universalità della legge morale naturale, non si può edificare una reale e duratura comunione con l'altro, perchè, quando manca una convergenza verso la verità e il bene, "in maniera imputabile o no, i nostri atti feriscono la comunione delle persone, con pregiudizio di ciascuno" (crf. Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, 51). Solo una libertà radicata nella comune natura, infatti, può rendere tutti gli uomini responsabili ed è in grado di giustificare la morale pubblica. Chi si autoproclama misura unica delle cose e della verità non può convivere pacificamente e collaborare con i propri simili. (cfr. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Evangelium vitae 19-20). |
Per meglio approfondire |
Proviamo ad applicare queste indicazioni riguardo, per esempio, ad uno dei temi più sensibili in occidente e all'interno della Chiesa: quello della famiglia e del matrimonio, messi fortemente in discussione, fra le altre cause, dalla complessa teoria del gender . Essa presuppone una una concezione antropologica dell'uomo non più basata sull'identità maschio e femmina, ma sulla "identità di genere": non sarebbe tanto il sesso genetico, biologico, anatomico a stabilire l'identità maschio/femmina di un individuo, quanto il "genere", ovvero tutti quei condizionamenti culturali, rappresentazioni, stereoptipi che si sovrappongono ed interagiscono con il corredo biologico e naturale della persona e determinano lo "status" psicologico e sociale di maschio e femmina. In sostanza, cambiando l'educazione e la formazione degli individui in modo indifferenziato, ciascuno sarà effettivamente LIBERO nel proprio processo di individuazione di genere.
Ma l'origine e il fine di questa teoria quale è? Come si rapporta con la legge naturale? E' mossa dalla sete di verità e del bene comune?
Queste sono le domande che la Dottrina Sociale della Chiesa stimola a porci, avendo sempre al centro della propria missione il vero bene dell'uomo, nella verità.