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titolo 2015-03-22 - Famiglia, società e bene comune.

La recente intervista pubblicata il 12 Marzo su PANORAMA di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, sul tema “Figli e famiglia”, in cui i due stilisti esprimevano le loro opinioni, le loro perplessità sui figli che nascono da “uteri in affitto e semi scelti da un catalogo” ed erano in favore della famiglia tradizionale, ha scatenato delle durissime reazioni sulla rete, a partire soprattutto dall’invito al boicottaggio dei due stilisti pervenuto dal un altro personaggio famoso, Elton John, che ha ritenuto inaccettabile la definizione di “figli della chimica” e “bambini sintetici”  usate da Dolce.

Indubbiamente sono state due espressioni infelici, ma soprattutto hanno provocato sdegno perché sono state rilanciate estrapolandole dall’intera intervista, dalla quale mi pare si possa evincere che non era intenzione di Dolce e Gabbana giudicare nessuno, tantomeno i bambini che nascono da coppie gay, ma semplicemente esprimere sinceramente e liberamente il loro pensiero.

Perché oggi chi difende la famiglia naturale fondata sul matrimonio, sull’unione di un uomo e di una donna che si amano, non è più tollerato da molti e viene tacciato di omofobia o di intolleranza?

Ormai sempre più spesso, sia in televisione sia sulla rete e nei social, si assiste a dibattiti e confronti che si riducono ben presto, se non immediatamente, a scambi di insulti, con parole e immagini spesso volgari e violente, che certo non sono costruttivi per nessuno, e che anzi alimentano solo la parte passionale delle persone a discapito di quella più razionale e, soprattutto, spirituale.

Ma oggi non è solo il tema della famiglia a dividere anche se, certamente, è un argomento sensibile, che tocca in profondità i sentimenti di tutti e di tutti gli strati sociali.

Forse quello che manca oggi è il silenzio, la capacità di fare silenzio, senza il quale è impossibile l’ascolto, non solo degli altri, ma innanzitutto sé stessi.

Manca, probabilmente, anche il senso, del BENE COMUNE. Si tratta di un argomento poco trattato e approfondito mentre è un principio basilare per la nostra convivenza e per la nostra crescita umana e spirituale.

Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica vi dedica una parte importante e, così indica:

164 Dalla dignità, unità  e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi per trovare pienezza di senso. Secondo una prima e vasta accezione, per bene comune s’intende « l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente ».

Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché  indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro. Come l’agire morale del singolo si realizza nel compiere il bene, così l’agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale.

165 Una società che, a tutti i livelli, vuole intenzionalmente rimanere al servizio dell’essere umano è quella che si propone come meta prioritaria il bene comune, in quanto bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo. La persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere « con » e « per » gli altri. Tale verità  le impone non una semplice convivenza ai vari livelli della vita sociale e relazionale, ma la ricerca senza posa, in forma pratica e non soltanto ideale, del bene ovvero del senso e della verità rintracciabili nelle forme di vita sociale esistenti.
Nessuna forma espressiva della socialità  - dalla famiglia, al gruppo sociale intermedio, all’associazione, all’impresa di carattere economico, alla città , alla regione, allo Stato, fino alla comunità dei popoli e delle Nazioni - può eludere l’interrogativo circa il proprio bene comune, che è costitutivo del suo significato e autentica ragion d’essere della sua stessa sussistenza.

La Chiesa, ponendo la sua fiducia in Dio, indica all’uomo una mèta di vita altissima, che certo non sarebbe raggiungibile senza la grazia di Dio. Tuttavia, ogni uomo può riconoscersi nel principio del bene comune, cercando di impegnarsi a vivere non più in funzione di propri interessi individuali o di gruppo, ma di ricerca del vero bene.

Per meglio approfondire
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di Stefania Venturino

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