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titolo 2016-01-15 - Grazie a te, donna! Chiamata con l'uomo a costruire la storia.

 

Nessuna religione conferisce alla donna una dignità [1] così alta come quella che le attribuisce la Chiesa cattolica.

In virtù di quella splendida creatura per la quale il sommo poeta Dante Alighieri scrisse gli immortali e insuperati versi: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, /umile e alta più che creatura, / termine fisso d'etterno consiglio, /   tu se' colei che l'umana natura / nobilitasti sì, che 'l suo fattore /non disdegnò di farsi sua fattura.”…(Divina Commedia - XXXIII canto del Paradiso), il cristianesimo non è solo la religione rivelata di Dio che si fa uomo in Gesù Cristo, ma anche quella di un Dio che si fida a tal punto della donna da affidarLe il compito di portare e di donare al mondo la Salvezza, che si compirà nel  momento del  supremo sacrificio di Suo Figlio sulla Croce.

Quando l’Europa ha scelto di rinunciare, nella sua Costituzione, alle proprie radici giudaico-cristiane (vedi il Trattato di Lisbona del 13 Dicembre 2007), ha di fatto rinunciato non solo a restare saldamente ancorata alla propria storia, ma anche ad una civiltà che aveva messo proprio la donna, e precisamente Maria di Nazareth, al centro della storia dell’umanità, dandole una dignità mai avuta prima e che oggi forse rischiamo di smarrire senza probabilmente averla mai del tutto compresa e interiorizzata.

Ci si dovrebbe chiedere come mai tanti anni di battaglie per la parità dei diritti fra uomo e donna non hanno purtroppo evitato la violenza crescente sulle donne, come tristemente raccontano le cronache in Italia e in Europa, né hanno in generale  portato ad una maggiore stabilità nelle relazioni interpersonali , nella famiglia e nella società.

Come mai? Probabilmente occorrerebbe ripensare al vero senso della nostra storia, personale e del mondo.

Come diceva lo scrittore e poeta russo Boris Pasternak, e la nostra poetessa e scrittrice Elena Bono spesso ripeteva (condividendolo): si potrebbe anche negare Cristo, ma si cadrebbe nella “non storia”.

Se questo è vero, altrettanto “storico” è il ruolo cruciale che ha avuto  Colei che, con tanta umiltà, ma anche coraggio, Cristo ce lo ha donato, dopo averlo concepito nel suo grembo verginale.

 Che cosa significa che Gesù nacque nella “pienezza del tempo”? Se il nostro sguardo si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi. Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà. Per i contemporanei di Gesù, quindi, quello non era certamente il tempo migliore. Non è dunque alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo. Non è la storia che decide della nascita di Cristo;  è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza…La pienezza del tempo, dunque, è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia” – ha detto Papa Francesco nella Sua Omelia per la festa di Maria Santissima Madre di Dio, che la Chiesa, significativamente, celebra il 1° Gennaio.

All’inizio di un nuovo anno, - ha proseguito il Santo Padre -  la Chiesa ci fa contemplare la divina Maternità di Maria quale icona di pace. La promessa antica si compie nella sua persona. Ella ha creduto alle parole dell’Angelo, ha concepito il Figlio, è diventata Madre del Signore. Attraverso di lei, attraverso il suo “sì”, è giunta la pienezza del tempo. Il Vangelo che abbiamo ascoltato dice che la Vergine «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Ella si presenta a noi come vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento. Oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero. Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative”.

Vivere la fede, custodendo e meditando nel proprio cuore il mistero di Cristo, è quindi una scelta che richiede e richiederà sempre umiltà e coraggio, ascolto della Parola di Dio e abbandono alla Sua volontà, capacità di essere uomini e donne responsabili, consapevoli della propria identità, autentici.

In questo ambito di conoscenza, una esperienza interessante è il percorso di formazione “Io donna secondo Dio. Armonia di corpo e di spirito”, iniziato nel 2008 a Diano Castello, in provincia di Imperia, per iniziativa delle Suore Clarisse della SS. Annunziata.

Il filo conduttore degli incontri per l’anno 2015-2016 è proprio “Il coraggio di essere una donna autentica”, in cui sono state e verranno presentate figure come la Beata Madre Teresa di Calcutta, Santa Giovanna d’Arco, Santa Chiara d’Assisi, Santa Caterina da Siena, la Venerabile Armida Barelli e Santa Rita da Cascia.

Gli incontri, che hanno avuto il patrocinio del MIUR, sono tenuti da educatrici di varie competenze ed esperienze di vita e professionali, e si svolgono in un clima di amicizia e di condivisione che ha riscosso notevole interesse nelle partecipanti giovani e meno giovani.

Lo scopo di questo percorso di formazione al femminile è proprio quello di restituire alle giovani la consapevolezza del proprio valore, peculiarità, unicità, dignità, secondo il carisma e lo stile educativo dell’Istituto fondato da Maria Leonarda Ranixe nel 1853 e secondo lo spirito che fece scrivere a San Giovanni Paolo II, nella sua “Lettera alle donne” il 29 Giugno 1995: “Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani”.

 

 


 

[1] Catechismo della Chiesa Cattolican. 2334. « L’uomo è una persona, in eguale misura l’uomo e la donna: ambedue infatti sono stati creati a immagine e somiglianza del Dio personale »

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 147. La donna è il completamento dell’uomo, come l’uomo è il completamento della donna: donna e uomo si completano a vicenda, non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico. E’ soltanto grazie alla dualità del “maschile” e del “femminile” che “l’umano” si realizza appieno. E’ “l’unità dei due”, ossia una “unidualità” relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono che è al tempo stesso una missione: a questa unità dei due è affidata da Dio non soltanto l’opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia…

di Stefania Venturino

 

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