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titolo 2014-11-29 - Papa Francesco, l'Europa e le poesie di Elena Bono

Martedì 25 Novembre 2014

Papa Francesco ha tenuto un lungo discorso al Parlamento Europeo, indirizzando “a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e di incoraggiamento”,  al termine del quale, riferiscono le cronache, ha ricevuto 3 minuti di applausi.

Alla base del suo intervento, che ha toccato un po’ tutte le sfide imposte dal mondo globalizzato nei vari ambiti dell’economia, del lavoro, della cultura, della politica, delle migrazioni, della società, della tutela dell’ambiente, c’è stato il forte appello a “tornare alla ferma convinzione dei Padri fondatori dell'Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente”.

Al centro di questo ambizioso progetto politico – ha quindi sottolineato Papa Francesco -  vi era la fiducia nell'uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell'uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente.

Il futuro dell’Europa, pertanto, dipenderà molto dalla sua capacità di ritornare alle proprie radici storico-culturali-religiose, ritrovando tutto lo spessore della sua identità per tornare ad essere faro di speranza per l’intera umanità.

Cari Eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili – ha concluso il Santo Padre - ; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità!”.

Subito dopo la visita al Parlamento Europeo, Papa Francesco si è recato a far visita al Consiglio d’Europa, dove pure ha tenuto un apprezzato ed applaudito discorso, dove ha parlato soprattutto di pace e del bene comune.

E lì ha posto alcune domande: ..."All’Europa possiamo domandare: dov’è il tuo vigore? Dov’è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov’è il tuo spirito di intraprendenza curiosa? Dov’è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione? "...

Il Santo Padre aveva appena citato il poeta Clemente Rebora, con l'immagine del grande albero che affonda le sue radici nella terra mentre la chioma è protesa al cielo, per spronare l’Europa a guardare al proprio futuro senza timore di affondare nel proprio passato,  in profondità, le sue radici [1].

A me sono invece venuti in mente i versi di un altro nostro grande poeta contemporaneo, Elena Bono (1921-2014) che, negli fra il 1945 e il 1950, compose due poesie dedicate all'Europa e che forse proprio in questi giorni rivelano tutta la loro forza profetica e vigore morale. Penso di non sbagliare ravvisando in  questi versi il senso e l’anelito più profondo di Papa Francesco nei suoi appelli all’Europa ed a tutti i suoi cittadini, a partire innanzitutto dal riconoscimento della dimensione trascendente dell’uomo, da cui originano la sua dignità e i suoi diritti.

 

di Elena Bono ©

EUROPA I

Per tutti è la battaglia (Eschilo)

Le spalle al muro, combattiamo questa battaglia / per i morti i vivi e coloro che nasceranno. / Combattiamo per tutti anche per i nemici. / Se destino è cadere, cadiamo da uomini / noi che dicemmo al mondo che cos'è l'uomo.

EUROPA II

Europa Europa non farti rapire dal toro, / guardalo negli occhi, Europa / non ti smarrire. / Nessuna bestia sopporta lo sguardo umano. / Tu hai occhi solari, Europa / anche se hai pianto.

 

[1] …"In questa sede sento perciò il dovere di richiamare l'importanza dell'apporto e della responsabilità europei allo sviluppo culturale dell'umanità. Lo vorrei fare partendo da un'immagine che traggo da un poeta italiano del Novecento, Clemente Rebora, che in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo e mossi dal vento, il suo tronco solido e fermo e le profonde radici che s'inabissano nella terra. In un certo senso possiamo pensare all'Europa alla luce di questa immagine.

Nel corso della sua storia, essa si è sempre protesa verso l'alto, verso mete nuove e ambiziose, animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di sviluppo, di progresso, di pace e di unità. Ma l'innalzarsi del pensiero, della cultura, delle scoperte scientifiche è possibile solo per la solidità del tronco e la profondità delle radici che lo alimentano. Se si perdono le radici, il tronco lentamente si svuota e muore e i rami - un tempo rigogliosi e dritti - si piegano verso terra e cadono. Qui sta forse uno dei paradossi più incomprensibili a una mentalità scientifica isolata: per camminare verso il futuro serve il passato, necessitano radici profonde, e serve anche il coraggio di non nascondersi davanti al presente e alle sue sfide. Servono memoria, coraggio, sana e umana utopia"…

 

A proposito di Elena Bono:

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Morte di Adamo

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La modernità allo specchio. Storia di una famiglia in un romanzo di Elena Bono

 

 

di Stefania Venturino

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