Papa Francesco continua a sorprendere e, questa volta, dovrebbe essere riuscito a mettere tutti "sull'attenti", cioè davvero "in ascolto", sia i favorevoli sia i contrari al suo stile, alle sue innovazioni nel governo della Chiesa, alla sua visione del mondo e della missione della Chiesa, al suo modo di presentare le verità della Fede e della dottrina.
Infatti, proprio oggi, nel giorno della ricorrenza del suo secondo anno di papato (13 Marzo 2015) ha annunciato di aver deciso di indire, il prossimo 12 Aprile, Domenica della Divina Misericordia, un Anno Giubilare straordinario che avrà al centro proprio la Misericordia di Dio.
Come mai il Santo Padre ha preso una simile decisione?
Per un credente non ci sono dubbi che si tratti di una scelta fatta alla luce della preghiera e ispirata dallo Spirito Santo. Ma, conoscendo un po’ meglio Papa Francesco, è verosimile pensare che si tratti anche di una decisione maturata in realtà nel corso dell'intera sua vita sacerdotale, in un cuore che è stato a lungo educato e formato alla Fede non solo dalla famiglia di origine e dagli studi fatti all'interno del suo cammino di religioso gesuita, ma soprattutto dalla povera gente della sua terra, in cui lui ha davvero sperimentato la presenza e il volto di Cristo, la predilezione di Cristo, la missione di Cristo.
Il Romano Pontefice, pur essendo solo per i Cristiani di Fede Cattolica il Pastore e Dottore Supremo della Chiesa (CCC n. 891), ha sempre esercitato, almeno in epoca moderna, la sua autorità morale in tutto il mondo, anche presso i non credenti o i fedeli di altre religioni. Lo straordinario “Giubileo della Misericordia” di Dio, che inizierà l'8 Dicembre 2015 (Solennità dell'Immacolata Concezione) e finirà il 20 Novembre 2016 (solennità di Cristo Re dell’universo), è una chiamata che Papa Francesco rivolge all’umanità intera, vicini e lontani e, certamente, interpella e scuote sin d’ora le coscienza di molti di noi.
Cosa è il Giubileo? E cosa significa Misericordia?
Nel bollettino della Sala Stampa Vaticana del 13 Marzo si legge che: “Nel Giubileo le letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato "l’evangelista della misericordia". Dante Alighieri lo definisce "scriba mansuetudinis Christi", "narratore della mitezza del Cristo". Sono molto conosciute le parabole della misericordia presenti nel Vangelo di Luca: la pecora smarrita, la dramma perduta, il padre misericordioso”.
Il Giubileo, quindi, “consiste in un perdono generale, un'indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana”.
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, al n. 28, recita: “La benevolenza e la misericordia, che ispirano l’agire di Dio e ne offrono la chiave d’interpretazione, diventano tanto prossime all’uomo da assumere i tratti dell’uomo Gesù, il Verbo fatto carne.
Nel racconto di Luca, Gesù descrive il Suo ministero messianico con le parole di Isaia che richiamano il significato profetico del Giubileo: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (4,18-19; cfr. Is 61, 1-2). Gesù si pone dunque sulla linea del compimento, non solo perché adempie ciò che era stato promesso e che era atteso da Israele, ma anche nel senso, più profondo, che in Lui si compie l’evento decisivo della storia di Dio con gli uomini. Egli, infatti, proclama: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9). Gesù in altri termini manifesta tangibilmente e in modo definitivo chi è Dio e come Egli si comporta con gli uomini”. |
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Riguardo alla Misericordia, sia il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, sia il Catechismo della Chiesa Cattolica, contengono molti riferimenti.
Fra questi, il n. 545 del Catechismo recita: “Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori (Mc. 2,17). Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l’infinita misericordia del Padre suo per loro e l’immensa gioia che ci sarà in cielo per un peccatore convertito” (Lc. 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita “in remissione dei peccati” (Mt 26,28). E al n. 1994 si legge che: “La giustificazione è l’opera più eccellente dell’amore di Dio, manifestato in Gesù Cristo e comunicato tramite lo Spirito Santo. Sant’Agostino ritiene che “la giustificazione dell’empio è un’opera più grande della creazione del cielo e della terra”, perché “il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai”. Pensa anche che la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione degli angeli nella giustizia, perché manifesta una più grande misericordia”. |
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